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sa di tradimento. Condannò a morte i due fratelli della Diga dei Castori,
sostenendo che fossero pazzi. Infine persuase sette lord, gli unici fra i di-
scendenti di Telmar che non temessero il mare, ad andare a scoprire nuove
terre al di là dell'oceano. Naturalmente, non tornarono più. Una volta eli-
minati coloro che avrebbero potuto dire una parola a voi, i suoi adulatori lo
proclamarono re: erano stati ben istruiti e naturalmente lui accettò.
E adesso, secondo voi, vorrebbe uccidere me? chiese Caspian.
Non ho il minimo dubbio rispose Cornelius.
Ma perché proprio ora? insistette Caspian. Voglio dire, perché
ha aspettato così a lungo, se proprio voleva farlo? Perché avercela tanto
con me?
Ha cambiato idea sul vostro avvenire dopo quello che è successo due
ore fa. La regina ha avuto un bambino.
E va bene. Ma continuo a non capire cosa c'entri io con tutto questo
ribatté Caspian.
Come potete non comprendere? esclamò il dottore. Sono state
inutili le mie lezioni di storia e politica? Ascoltate bene: fino a quando il re
non ha avuto figli suoi, poteva accettare che alla sua morte diventaste re.
Certo, non gli è mai importato granché della vostra persona, ma in defini-
tiva passare a voi lo scettro sarebbe stato meglio che a uno sconosciuto.
Adesso è diventato padre, ha un figlio suo e vuole che sia lui il successore.
In pratica, voi siete diventato un ostacolo da eliminare.
È veramente così cattivo, mio zio?
Ha ucciso vostro padre, Maestà rispose con serietà il dottor Corne-
lius.
Una tristezza infinita si impossessò di Caspian, che non disse nemmeno
una parola.
Un giorno vi racconterò cosa accadde, ma non adesso. Non c'è tem-
po, Maestà: dovete fuggire immediatamente.
Voi verrete con me? chiese Caspian.
Temo di no, Maestà, non sarei che un peso per voi. Credete, due fug-
giaschi si rintracciano meglio di uno. Caro principe, caro re Caspian, do-
vrete essere all'altezza della situazione: fuggirete da solo e subito. Cercate
di raggiungere il confine meridionale, là troverete re Nain signore della
terra di Archen. Egli vi sarà amico.
Vi rivedrò di nuovo? chiese Caspian, con la voce rotta dalle lacri-
me.
Lo spero, mio caro re rispose il dottore. Nel mondo dei saggi e
dei buoni non siete voi il mio miglior amico? Voi e un pizzico di magia...
Venite, ho qualcosa da regalarvi, ma poi scappate come il vento. Ecco due
doni: una piccola borsa d'oro (e dire che vi spetterebbero tutti i tesori del
castello!) e questo... un oggetto di gran lunga più prezioso.
Il dottore mise nelle mani di Caspian qualcosa che il principe riuscì a
malapena a vedere. Al tatto capì che si trattava di un corno.
Questo spiegò il dottor Cornelius è il più prezioso e il più sacro
tesoro di Narnia. Quanta paura, quanto terrore ho dovuto sopportare!
Quante parole magiche ho dovuto pronunciare... Ma alla fine sono riuscito
a trovarlo, ed ero ancora giovane. È il corno magico della regina Susan,
che lo perse quando scomparve da Narnia alla fine dell'età dell'oro. La leg-
genda dice che chiunque soffi nel corno riceverà un aiuto inatteso e straor-
dinario. Nessuno sa quanto straordinario: forse il corno avrà il potere di ri-
chiamare dal passato la regina Lucy e re Edmund, la stessa Susan e Peter,
il re dei re. Se è così, una volta fra noi faranno in modo che tutto torni a
posto. O magari comparirà Aslan in persona... In ogni caso prendete que-
sto corno, re Caspian, e usatelo solo in caso di straordinaria necessità. A-
desso via, veloce come il vento. La porticina in fondo alla torre, quella che
conduce al giardino, è aperta. Qui noi ci separiamo.
Posso portare Destriero, il mio cavallo?
È già stato sellato e vi aspetta all'angolo del frutteto.
Durante la discesa della scala a chiocciola Cornelius sussurrò all'orec-
chio del principe altre parole che volevano essere consigli e rassicurazioni
sulla strada da seguire. Caspian era triste e il suo cuore sanguinava, ma
cercò di farsi coraggio. Lo accolse l'aria fresca del giardino; dopo una ca-
lorosa stretta di mano con il dottore, una rapida corsa attraverso il prato e
l'affettuoso saluto di Destriero, Caspian Decimo lasciò il castello dei suoi
padri. Si voltò indietro per l'ultima volta e vide i fuochi d'artificio che sol-
cavano il cielo per festeggiare la nascita del nuovo principe.
Per tutta la notte Caspian cavalcò verso sud inoltrandosi nei sentieri ap-
partati e seminascosti della foresta, almeno fino a quando si trovò nel terri-
torio che conosceva meglio; in seguito cavalcò sulla strada maestra. De-
striero era eccitato quanto il suo padrone per il viaggio insolito e imprevi-
sto. Il ragazzo, i cui occhi si erano riempiti di lacrime al momento di sepa-
rarsi dal dottor Cornelius, adesso si sentiva forte e coraggioso. In un certo
senso era felice di essere un re che andava in cerca di fantastiche avventure
in groppa al fido destriero, con la spada a sinistra e il corno della regina
Susan a destra. Poi venne il giorno: pioveva, e il principe, che aveva da-
vanti a sé foreste mai conosciute prima, picchi selvaggi e montagne azzur-
re, pensò che il mondo fosse davvero immenso e strano. In tanta immensità
si sentì piccolo ed ebbe paura.
Quando fu giorno pieno, Caspian lasciò la strada maestra e si soffermò
in una verde radura al limitare della foresta, per poter riposare un poco.
Tolse le briglie a Destriero e lo lasciò pascolare, poi mangiò un po' di pollo
freddo, bevve un sorso di vino e cadde addormentato. Si svegliò che era
pomeriggio inoltrato. Assaggiò qualcosa e proseguì nel viaggio, sempre in
direzione sud, scegliendo strade secondarie e poco frequentate. Adesso si
trovava nella regione delle colline e non faceva che cavalcare su e giù: an-
zi, a dire il vero, sempre più su che giù. Da ogni crinale vedeva le monta-
gne ingrandire e farsi più nere, e quando stava per calare la sera si trovò
sulle pendici dei monti. Si era alzato il vento e presto cominciò a scroscia-
re la pioggia; Destriero era nervoso, forse perché i tuoni rimbombavano
ovunque. A un tratto entrarono in una buia foresta di pini che sembrava
non aver fine: Caspian, che ricordava i racconti sentiti a corte sugli alberi
nemici dell'uomo, non riusciva a pensare ad altro. Si disse che in definitiva
lui era un discendente degli abitanti di Telmar, e che il suo popolo aveva
distrutto gli alberi e combattuto contro le creature selvatiche; purtroppo,
benché fosse diverso da quelli della sua razza, gli alberi non potevano sa-
perlo.
E così fu. Dopo il vento fu la tempesta, e la foresta ululava e stormiva
tutt'intorno. Improvvisamente sentirono uno schianto assordante: un albero
era caduto sul sentiero, un attimo dopo il loro passaggio.
Buono, Destriero, buono lo tranquillizzò Caspian, carezzando il [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]
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